Questa non è la storia di un comune imprenditore, di qualcuno che ha scommesso su un’idea e ha avuto fortuna. Sarebbe semplicistico ridurre solo a questo l’opera di Giuseppe Depino. Un intreccio di vite, incontri e persone con cui, come farebbe con le note un abile direttore di orchestra, ha saputo dirigere una sinfonia che ancora risuona forte e chiara.
Come la sua volontà di fare.
All’inizio degli anni Settanta insieme all’amatissima moglie, Fortunata Megale, stimato medico pediatra, dà il via alla costruzione di quella che, nel suo progetto, doveva essere una clinica dei bambini. Un luogo di nascita in cui il miracolo della vita si realizza ogni giorno.
Si impegna personalmente nella costruzione della struttura: amava spesso raccontare di aver materialmente lavorato insieme agli operai dalle fondamenta in avanti.
Non si accontenta del minimo, quella che sarebbe diventata Villa Elisa non è un immobile adattato a struttura sanitaria: tutto deve essere assolutamente perfetto, costi quello che costi.
Il sogno si realizza definitivamente nel 1980 e il 10 novembre diviene per lui, e poi sempre per più persone, una data storica.
Per i successivi quarant’anni non si fermerà mai: l’accreditamento con il servizio sanitario nazionale, l’offerta diagnostica migliore su un territorio difficile e spesso emarginato come quello della piana di Gioia Tauro, la volontà di dare sempre di più e fare sempre meglio. Si circonda di straordinari professionisti, certo, ma offre lavoro a molta, moltissima gente comune quella che, probabilmente, lo ha amato di più.
Diviene, Villa Elisa, la realtà imprenditoriale forse più brillante e florida nel panorama regionale, inanella un successo dietro l’altro mentre il miracolo della vita, come nei piani, si realizza ogni giorno fino all’ultima volta, il 6 agosto del 2016: la numero 33.924. È solo la fine del primo atto: con la stessa tenacia lui e la sua famiglia si lanciano in una nuova avventura e, nel giro di un mese, la Casa di Cura è pronta a una nuova missione nel settore della riabilitazione.
La stanchezza comincia a farsi sentire, ma sarà ancora a lungo presente, seduto nel suo studio, a dispensare consigli, sorridente anche quando non se ne avrebbe voglia.
Giuseppe Depino è stato un uomo risoluto, se necessario spietato, nella difesa non tanto, o comunque non soltanto, della sua azienda quanto del suo mondo: l’amata Fortunata, la cui morte gli ha lasciato la prima vera ruga sul viso, le adorate figlie, le centinaia di persone che hanno fatto e fanno ogni giorno Villa Elisa e le migliaia che, nelle cure di Villa Elisa, hanno trovato felicità e conforto.
Difficile dire se Giuseppe Depino abbia mai pensato di arrendersi davanti alle difficoltà: chi lo ha conosciuto e ha avuto la fortuna di partecipare alla grande avventura che è stata la sua vita, racconta di un uomo che ha sempre trovato, anche nelle avversità, un appiglio al quale aggrapparsi per darsi nuova spinta.
Oltre a quanto di tangibile ed evidente ha lasciato, oggi che se ne è andato, ci sono tante piccole cose che ne renderanno indelebile il ricordo. Ha trasformato un’azienda in una famiglia. Che rimane tale anche adesso che non c’è più. Ha lasciato tutto perfettamente in ordine.
Ogni cosa al suo posto e un posto per ogni cosa.